Gli animaletti del Fetaverso

Se Trip mi dice che acquistando un altro paio di voli mi regaleranno un ingresso lounge,
allora Booking mi comunica che più stanze prenoto più potrò accedere agli sconti.

E ha perfettamente senso.

Praticamente tutti i servizi hanno un sistema di tiering e non si nascondono nel dirti che più sei fedele al servizio più ti trattano meglio.
Tendenzialmente la strategia è proprio quella di sbatterti in faccia che se spendi di più ottieni di più.

Anche nell’assistenza del Fetaverso c’è un sistema di tiering.
Soltanto che non solo Feta non te lo dice, non vuole proprio che tu lo sappia.

Tenere questo segreto ha dei costi per Feta, e forse, dei mancati guadagni.

Vediamo come funzionano gli animaletti del Fetaverso e poi facciamo qualche speculazione in merito.

Ogni utente ha un tier,
che è direttamente proporzionato alla quantità di soldi consegnati a Feta.

Esistono alcune anomalie, che in questa sede possiamo ignorare, e concentrarci sui livelli previsti dal Fetaverso.

Questa la struttura:

  • Ovetti
  • Pulcini
  • Polletti
  • Tacchini
  • Struzzi

Gli ovetti sono coloro che non hanno mai speso nulla su Feta.
Utilizzano InstaGrana e Fakesbook solo in ambito di intrattenimento.
Non hanno ben realizzato che Feta, nonostante sia una compagnia inventata, è qui per far dei soldi.
Loro sono quelli che vedranno le pubblicità finanziate dagli altri gruppi di volatili.

I pulcini sono quelli che hanno piazzato un’inserzione ogni tanto, o le nascenti agenzie di marketing.
Per capirsi: se il tuo parrucchiere qualche volta boosta le foto dei tagli migliori, probabilmente oggi è un pulcino.

Questa sul piano dell’assistenza è la coppia chiaramente più sfortunata.
Un agente del Fetaverso agli inizi della sua carriera si occupa di queste due categorie.

Per queste due categorie non c’è sostanzialmente assistenza tecnica.

O meglio, l’assistenza viene raggiunta.
L’ovetto parla effettivamente al telefono con Valentina, di 22 anni, laureata in Storia.
È dolcissima.
Vale cercherà di trattenere l’ansia quanto più possibile nel comunicargli che, la pagina tributo ai migliori pezzi rock degli anni 70, è andata per sempre.

Qui tocchiamo il punto in cui dico che Feta butta un sacco di soldi.

Li butta per non volere far prendere a ovetti e pulcini, la consapevolezza che son loro stessi gli artefici del proprio destino, e che mamma Feta non ci sarà quando avranno bisogno di lei.

Per evitare di fare ciò, Feta delega il compito a centinaia di Valentine stipendiate, che oggettivamente parlando, passano le giornate a dire ai nostri pulcini:
“Mi dispiace non posso fare niente”.

Io mi sono interrogato diverse volte sul perché di questa scelta che, chiaramente, non può essere casuale in una società dalla furbizia capitalistica del livello di Feta.

A oggi sono tutti terrorizzati dall’AI che avanza e un giorno ci sostituirà.
Quindi la nostra big tech cosa fa? Sostituisce una paginetta di Internet Explorer con orde di giovani.

La prima spiegazione che ho trovato risiede in un semplice principio su cui si basa il social network:

Farti sentire speciale.

Tu non stai su InstaGrana per farti dire che non conti niente,
tu ci stai per quelle piccole bottarelle di autostima che ricevi più o meno di frequente.
Raccontarti la verità ucciderebbe la magia.

L’ovetto difatto è una liability per la compagnia. Consuma risorse ma non introduce denaro.
Se è vero che è il destinatario delle pubblicità, è anche vero che ce ne sono milioni come lui, ed è sostituibile.

L’ovetto se ne sta tutto inebriato da suoni e colori, e notifiche di gente che gli mostra la propria sincera stima, per la colazione a base di cappuccio e brioche.
A quel punto la compagnia che dovrebbe fare? Ricordargli che se si perde i dati di accesso non importa nulla a nessuno?

Effettivamente funziona poco. Meglio lasciarlo nella sua bolla e sperare che non succeda mai nulla.
Se poi qualcosa succede… pazienza.

Altra ragione a mio avviso è quella di voler far dimenticare all’utente che sta usufruendo del servizio di un sito internet, in questo caso gratuito.
Feta vuole (e ahimè ci riesce molto bene) essere parte integrante della vita delle persone.

Deve essere un automatismo, deve essere ovvio, deve essere più di uno strumento.
Non è l’oggetto di un’azienda, è qualcosa di più ampio che deve stare tra le mani di tutti.

Feta riesce a venire percepita come chi ti fornisce acqua potabile in casa.

Cioè l’acqua c’è, è lì, per forza, io apro il rubinetto e bevo, non si può rompere, e se si rompe me lo aggiustano oggi, domani al massimo, mica mi lasciano senza acqua nel 2025 – in Italia – e se lo fanno per qualche ora io mi incazzo col comune, non ho mica scelta, quando schiaccio il getto esce, mi lavo, fine.

Questo pensiero me lo hanno suggerito i clienti di Feta nel modo stesso in cui si pongono.
Hanno dimenticato che stanno giochicchiando su un sito.
Feta ha vinto? Probabilmente.

Polletti e Tacchini sono gestiti da altri agenti.
Questi sono tendenzialmente utenti più consapevoli.
Agenzie di marketing medie e grandi.
Lavorano nel Fetaverso, quindi sono avvezzi ai problemi, benché non tutti vedano la spada di Damocle penzolare sulle loro testoline di social media manager.

Hanno accesso a servizi base che i precedenti si sognano.
Come ad esempio il reset della password quando la mail di conferma non ti arriva.

Anche le tempistiche qui migliorano di molto.
Una pagina buttata giù per errore dal bot, potrebbe richiedere 40 giorni prima di rivedere la luce nel caso di un pulcino.
Se ci relazioniamo con un tacchino siamo nell’ordine dei minuti o qualche ora.

Con questi clienti, la vita di un agente del Fetaverso è tendenzialmente più facile.
Sanno come relazionarsi con l’assistenza, hanno una discreta conoscenza dello strumento, e alla fine del giorno tutto ciò che desiderano è non avere problemi con il cliente.

L’attaccamento emotivo nei confronti dei vari oggettini digitali qui è pressoché nullo.
Se il pulcino è solitamente titolare dell’attività che sponsorizza, tacchini e struzzi alle 16:58 spengono il loro macbook e se ne riparla domani.

Gli Struzzi sono quelli che spendono tanti (ma tanti!) soldi in advertising.
Hanno gli stessi problemi, ma hanno più speranza di risolvere e di risolvere prima di tutti gli altri.

Per un agente questo è l’ultimo step della carriera, sopra agli struzzi non c’è nessun altro.
La qualità della sua vita migliora ulteriormente.
La quantità di casi da affrontare si riduce in modo drastico.

Va da sé che la dedizione richiesta sarà proporzionale all’importanza del cliente.

Sia ben chiaro che comunque non tutte le situazioni son risolvibili, neanche per i clienti più grossi.
Struzzi scontenti ne abbiamo? Eccome!

Good things don’t come cheap.

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